Il mondo delle spa è focalizzato sul benessere delle persone, che si recano in queste strutture per rilassarsi e per effettuare trattamenti che ne migliorino lo stato di salute e le condizioni psico-fisiche.
La forza di queste strutture sono il personale qualificato e la creazione di ambienti che trasmettono da subito un senso di benessere e rilassatezza. Queste atmosfere possono essere veicolabili usando materiali, stili e colori diversi, e proprio per la ricchezza di questo tema vogliamo dedicare un ciclo di interviste ad alcuni architetti che si occupano della progettazione delle SPA. Il tema principale non sarà soltanto come nasce ogni diverso progetto e l’approccio personale di ognuno di loro al mondo del benessere, ma anche e soprattutto come conciliano la ricerca formale con un tema sempre più importante: il risparmio energetico.
È possibile progettare, dunque, una spa che possa dirsi green?
Oggi lo chiediamo all’architetto Alfio Barabani, noto per la sua attenzione ai temi del restauro e del riuso, che applica anche nei suoi progetti, come lui stesso ci spiega, rispondendo alle nostre domande e facendo riferimento a interessanti dettagli che hanno permesso alle sue opere di integrare il nuovo con il vecchio, in un’ottica che fondesse estetica, etica ed efficienza.
Partiamo dall’inizio. Quando si approccia a un nuovo progetto, quali sono le linee guida dalle quali non può prescindere per creare una spa e quali, invece, sono gli aspetti che variano caso per caso? C’è un modo per trasferire questi concetti all’utente delle spa?
Il tema centrale è l’applicazione del concetto di luogo contrapposto a una sequenza di funzioni che spesso vediamo in molte Spa. Quando lavoriamo su strutture esistenti, a maggior ragione se storiche, è da lì che partiamo con il progetto, nella ricerca delle specificità presenti che vanno scoperte e valorizzate. Attualmente, stiamo lavorando a un’importante Spa ipogea in Toscana ricavata da un convento seicentesco: il fatto che sia contigua al bosco conventuale ha indirizzato il “luogo” interno verso l’integrazione con il “luogo” esterno, andando a costituire un unicum.
Che cosa significa, per lei, progettare a impatto zero? E come si applica questo concetto al mondo delle spa?
Si parla molto di impatto zero in tanti campi, anche se io credo che il compito dell’architetto sia quello di indirizzare il progetto verso scelte compatibili con questo obiettivo. Bisogna stare molto attenti a non fare di questo il focus dell'intervento, dobbiamo essere bravi a operare implicitamente verso l’obiettivo impatto zero, applicando principi etici che la storia dell’architettura ci ha tramandato, cercando di unire i valori di bellezza e, diremmo oggi, di efficienza.
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Quando progetta una spa, sicuramente, pone la massima attenzione a creare atmosfere che veicolino un senso di benessere e rilassatezza. Ci sono dei materiali, secondo lei, che più di altri riescono trasmettere questo tipo di sensazioni?
Anche qui, se guardiamo alla storia del benessere, vediamo che gli elementi di base sono pochissimi: la pietra, l’acqua, la luce, il calore; oggi ne aggiungiamo altri più eterei come il suono, la luce artificiale, l’ombra, i profumi ecc. Se devo dire quello che considero irrinunciabile è sicuramente la luce naturale; la sua mutevolezza durante la giornata o durante il corso dell’anno si connette direttamente con l’animo umano. Quando ho progettato la Spa del Nun Assisi Relais & Spa Museum avevamo scoperto un bellissimo muro romano in opera vittata in pietra, su questo abbiamo addossato la piscina, ma solo con un accurato inserimento di un lucernario con particolare forma, la luce ha potuto “bagnare” la parete in pietra e inondare la piscina.
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Sempre parlando di materiali, quali si possono definire a impatto zero, sia dal punto di vista del contenimento dei consumi energetici, sia in quanto tali (penso a eventuali lavorazioni per renderli utilizzabili e al loro smaltimento?)
Non so se esistano veramente materiali a impatto zero, credo che esistano materiali prodotti e lavorati con ridotti consumi energetici, con possibilità di riutilizzo e così via. Se pensiamo ad esempio alla pietra, materiale naturale per eccellenza, la sua estrazione e la sua lavorazione richiedono molta energia che andrebbe però valutata in funzione del per quanti anni svolgerà il suo servizio. E' molto importante il concetto di durata: se guardiamo alle terme di Vals di Zumthor, noi pensiamo a un’opera eterna, non a una Spa alla moda che dopo dieci anni va rinnovata. In questa logica possiamo dire che quella pietra è prossima all’impatto zero.
Qual è la sfida più ardua nel conciliare il concetto di impatto zero al mondo delle spa e del benessere?
Ricollegandosi alla domanda precedente, noi cerchiamo di utilizzare i materiali nel modo più semplice possibile e, fortunatamente, le tecnologie di lavorazione, in un circolo virtuoso irreversibile, utilizzano, e lo faranno sempre più, processi rispettosi dell’ambiente. È ovvio che una parte molto importante è rappresentata dagli aspetti impiantistici, considerando che una Spa, specie se progettata con poche attenzioni, è dal punto di vista del fabbisogno energetico onnivora. La figura professionale dell’energy saver risulta alquanto importante.
Tornando all’utente finale, pensa che ci possa essere correlazione tra l’uso di materiali benefici per l’ambiente e il benessere della clientela della spa?
Il livello di coscienza ambientale è salito enormemente e, nel caso specifico delle Spa, credo stia orientando il cliente nella scelta di una Spa piuttosto che di un’altra. Proprio per questa maggior coscienza ambientale il cliente che “sente” di trovarsi in una Spa progettata e realizzata nel rispetto dell’ambiente, non può non beneficiarne lui stesso.