Si chiama “techno-stress” ed è uno dei disturbi dei giorni nostri, in grado di far trascorrere a una persona sedici-diciotto ore al giorno con uno smartphone in mano. Non è un caso, infatti, se negli Stati Uniti è nata la digital detox, una pratica che combatte tale disturbo e che si è consolidata con tanto di campi estivi immersi nella natura dove la tecnologia è messa al bando ed è sostituita da giochi di ruolo, yoga e meditazione.
I dati di una ricerca condotta negli Stati Uniti dall’Università di Stanford confermano l’andamento allarmante di tale disturbo: il 70% delle intervistati dichiara che perdere l’i-Phone sarebbe una vera tragedia, il 75% dorme con l’apparecchio vicino al letto, mentre l’85 lo controlla costantemente. La maggior parte ammette di guardare gli sms, la posta elettronica e i social network in tempo reale o ogni quarto d’ora, persino nel cuore della notte.
«Il problema è che questa dipendenza all’inizio è piacevole» dice Serenella Salomoni, psicologa e psicoterapeuta. «Nel senso che quando si consulta lo smartphone, il cervello riceve un impulso positivo stimolando la produzione di endorfine, poi provoca assuefazione: in realtà è un’arma a doppio taglio, se, da una parte, aiuta a stare bene, dall’altra altera la produzione di melatonina, la sostanza che regola il ciclo del sonno e del riposo». Tant’è vero che la sindrome digitale spesso dà origine ad alcuni disturbi come l’insonnia (nel 56% dei casi), l’arrossamento degli occhi (35%), il mal di testa (22%), i problemi all’udito (18%), l’irritabilità (9%) e il tremolio alle mani (5%).
Anche i centri benessere si stanno adeguando per offrire agli ospiti la digital detox: prevedono, infatti, stanze senza connessione, con tanto di aiuto psicologico per riuscire a superare questa dipendenza e massaggi specifici con venticinque minuti di pressioni su collo, spalle, braccia e mani (le parti del corpo che sono costrette a posizioni scomode quando si consulta un monitor o si maneggia lo smartphone), al fine di arrecare sollievo per qualche momento dallo stress della tecnologia.