Il mercato delle SPA è stato caratterizzato negli ultimi anni da un elevato sviluppo e si riscontrano previsioni positive per i prossimi anni che non sono il risultato di un “fenomeno moda” transitorio, ma al contrario vanno interpretate anche in relazione ai nuovi modelli di consumo che si stanno affermando.
Tuttavia tale mercato appare di difficile “delimitazione” a causa:
- di una non chiara definizione normativa, in particolare, relativamente ai servizi erogati nei “centri di benessere”, va sottolineato che il termine “benessere” è ampiamente utilizzato dalle varie tipologie di imprese;
- della presenza di variazioni nel modello di consumo e nelle dinamiche competitive, che potrebbero parzialmente ridefinirne i confini;
- della eterogeneità di tale “industria”; che racchiude tante tipologie di imprese (City Spa, Resort Spa, Centri termali con SPA, ed altri ancora).
Va aggiunto che gli operatori del settore crescono numericamente e trasformano la loro proposta commerciale, attuando sempre più diffusamente nuove forme di competizione. Basta pensare a quando il mercato delle SPA (in fase di costituzione) era caratterizzato solo da poche imprese che si occupavano principalmente di estetica e di dimagrimento e rappresentavano il vezzo di un’elite alquanto limitata.
In questi ultimi 15 anni il mercato è cambiato profondamente e operatori provenienti da settori molto diversi sono approdati in questo segmento; alle tradizionali beautyfarm si sono affiancate strutture termali “riconvertire al nuovo business del benessere”, hotel prima a 5 poi a 4 e 3 stelle con le rispettive proposte di SPA e centri benessere contribuiscono a rendere un mercato in crescita fortemente competitivo ma per certi aspetti anche molto confuso per il consumatore.
Provando comunque a delineare i confini di questa industria, si può fare riferimento a quel complesso di imprese specializzate nell’offerta di differenti tipologie di prodotti e di servizi, rivolti a soddisfare e a migliorare la condizione psico-fisica dell’uomo, evitando interventi invasivi.
Tuttavia ricorrendo a un approccio maggiormente restrittivo, è possibile superare alcuni limiti rilevabili nel caso precedente, operando una classificazione in:
- servizi “non residenziali”, che possono essere identificati anche come “servizi di prossimità”;
- servizi “residenziali”, per i quali è necessaria l’erogazione di prestazioni accessorie come il pernottamento.
Il problema è che strutture erogatrici di servizi alla persona anche se molto differenti tra loro, acquisiscono la denominazione di “centri benessere” o di “SPA” e ciò può creare insoddisfazione e confusione nei consumatori. Il cliente dall’altro tende sempre più ad essere consapevole dei processi di acquisto e cerca (on e off line) informazioni utili per una scelta; ma contrariamente a quanto accade in altri contesti turistici (sia per le destinazioni che per le strutture ricettive) gli strumenti ad uso dei clienti “benessere” risultano frammentati spesso carenti, non certificati o “referati” dalla rete. L’assenza di standard nei protocolli di gestione e nella definizione delle dimensione di una Spa possono rischiare di affiancare un hotel che ha integrato alcuni servizi per il benessere (bagno turco o sauna) ad un resort che vi dedica oltre 4000 metri quadrati. Il tutto diventa ancora più evidente quando a una definizione degli aspetti strutturali si passa a una interpretazione degli aspetti soft connessi ai protocolli di gestione della clientela, ai trattamenti, alla capacità di permettere al turista del benessere di vivere “olisticamente” la sua esperienza. In tal senso se il wellness tourism rappresenta uno dei grandi segmenti della domanda turistica, molto c’è ancora da fare per supportare il cliente nella definizione di un processo di scelta.